L’ingegnera Quechua che ha salvato dall’oblio il grano che resiste ai cambiamenti climatici

L’ingegnera Quechua che ha salvato dall’oblio il grano che resiste ai cambiamenti climatici

| 2 Settembre 2022 | Pubblicato in BlogTaggato , , , ,

La vita di Trigidia Jiménez è sempre stata legata alla campagna. Il contatto con la terra, con il sole e la natura sono la infanzia. I suoi primi ricordi di agricoltura vengono dal padre, che le ha trasmesso l’amore per la produzione alimentare quando vivevano a Mina San José, a Oruro, dove piantavano patate. Ecco perché non è strano che quando per la prima volta le è stato messo in mano un seme di cañahua, abbia sentito un legame immediato: “È un po’ complicato da spiegare, è come se mi fosse passata una corrente elettrica”. È stato amore a prima vista. Venti anni dopo, l’ingegnera agricola boliviana, grazie alla combinazione di conoscenze scientifiche e ancestrali, è diventata un punto di riferimento internazionale per il suo lavoro nella produzione, trasformazione e commercializzazione di questa coltura intelligente che diversi specialisti considerano il superfood del futuro.

La Cañahua, “cugina di primo grado” della quinoa , è considerata una coltura intelligente per la sua elevata resilienza ai cambiamenti climatici, alla siccità e alle inondazioni senza perdere la sua capacità produttiva. Jiménez produce questo cereale a Granja Samiri, la sua impresa, situata nel comune di Toledo, nel dipartimento di Oruro, nel sud-ovest della Bolivia. Le condizioni agroecologiche di questa località, secondo l’ingegnere, sono “molto avverse”, a causa del freddo, dei terreni pesanti e della corrente di vento. Tuttavia, nonostante sia un granello così piccolo, è potente. Come spiega, “l’unico obiettivo” del cañahua in ogni ciclo agricolo è produrre grano per nutrirci. “In futuro, il cambiamento climatico peggiorerà, con poca pioggia e più freddo. Queste specie che hanno questa grande adattabilità ai cambiamenti improvvisi ci nutriranno in futuro “, afferma Jiménez.

Dottore di ricerca in Etnologia ed Etnoantropologia, si occupa di antropologia urbana, antropologia delle istituzioni e dei movimenti politici, antropologia visuale. È stato docente di Sociologia Urbana alla Facoltà di Architettura dell’Università della Basilicata, ha svolto ricerche sul campo nelle città di Mantova e Roma. Ha collaborato con l’Urban Center Metropolitano di Torino per un progetto di recupero e riutilizzo degli spazi verdi del quartiere Barriera di Milano. È autore di diversi saggi di antropologia urbana e curatore del volume Voci della città. L’interpretazione dei territori urbani (Carocci, Roma, 2011). Nel 2006 ha fondato l’associazione culturale Anthropolis, impegnata in ricerche di antropologia urbana. Dal 2013 ha collaborato con la cooperativa Camera a Sud per il progetto “Archivio di Confine”, archivio web dei confini mobili urbani dell’area della provincia BAT (Barletta Andria Trani); con l’associazione Glooscap per i progetti “Album di Famiglia” (per la realizzazione di un archivio immateriale pugliese attraverso fotografie amatoriali conservate negli album di famiglia) e “L’ex distilleria di Barletta tra memoria e trasformazione” (per la realizzazione dell’archivio digitale “Senses of Place”); con l’associazione INUIT per la realizzazione di laboratori di autobiografia, cinema documentario e fotografia sociale rivolti a figure di marginalità sociale; con l’IRS Milano per la realizzazione dell’Archivio audiovisivo della memoria della città di Grottaglie nell’ambito del progetto”MeTe - Memoria e Territorio”. Dal 2010 su valigiablu.it scrive di cambiamento climatico, media e news literacy, transizione alimentare, ecologica ed energetica.

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